Sono veramente convinta che ogni famiglia custodisca piccoli segreti, così come conserva le proprie tradizioni, crea e tramanda le proprie leggende.
La mia famiglia non fa eccezione.
Ed io stessa sono al centro di una divertente favola, nata da pochi anni ma oramai profondamente radicata nella nostra storia: la leggenda del basilico.
Secondo quanto raccontato - con tutto l'entusiasmo che ben potete immaginare - da mio marito e da mio figlio, io sono una di quelle rare persone naturalmente dotate del famoso "pollice nero".
No, non ho sbagliato colore.
Nero.
Pare infatti che tra me e gli elementi del mondo floreale che hanno avuto la sfortuna - o l'ardire - di capitare nei pressi della nostra dimora (giardino o terrazza, sempre troppo vicini sono!) sia in corso una battaglia ormai decennale per la sopravvivenza; e visto che la sottoscritta continua a scrivere della propria quotidianità su queste pagine virtuali, è facile dedurre a chi sia finora toccata la sorte peggiore.
Sembra inoltre - sempre secondo i soliti pettegoli cui ho accennato - che le piante di basilico siano i bersagli preferiti dei miei strali; ed è per questo che, secondo Max e Tobia, i vasetti del basilico della Coop si ritraggono inorriditi al mio passaggio, incrociando di nascosto le foglie dietro l'esile fusto e pregando affinchè la mia scelta non cada su di loro. Mentre le malcapitate piantine che, meno fortunate delle altre, vengono da me gioiosamente portate a casa, si allungano, per quanto loro possibile, verso il tubo del gas che si dirige alla caldaia, augurandosi una morte veloce e, per quanto possibile, indolore.
Non è così.
E per dimostrarvi quanta falsità sia insita in queste dicerie, quale modo migliore che presentarvi il risveglio primaverile del mio giardino?
E comunque, per scaramanzia...
... perchè la speranza è l'ultima a morire...
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