Come ieri.
E' un sabato mattina tranquillo, nel mezzo di un bel ponte che ci ha omaggiato di ben 3 giorni di relax.
Tobia non ha scuola, e proprio ieri sera è andato al cinema con suo padre per vedere l'ultimo capitolo della saga di The Avengers; io mi sono regalata una serata di tregua, dalle discussioni padre/ figlio - sempre furiose, ma destinate a terminare in un duetto di battute scherzose e in un travaso di bile per la sottoscritta -, dalle infinite richieste (Cristina, mi porti un bicchiere di brandy? Mamma, puoi venire un attimo in camera mia a vedere una cosa?), dalla rincorsa a quei 20 minuti tutti per me che mi ripagano di tutta la giornata.
E' un sabato mattina tranquillo, quando una semplice domanda apre la porta alla prima nube di questa giornata di sole.
- Ma che hai fatto all'occhio, Cristina?
Massimo mi guarda un po preoccupato; in bagno, allo specchio, osservo il mio occhio sinistro, naufragato in una massiccia emorragia congiuntivale, e sospiro con disappunto.
Proprio l'occhio buono, penso.
Ma la giornata deve andare avanti, abbiamo un sacco di cose da fare: ad esempio, andare a comprare un giubbotto ed una felpa a Tobia, che lunedì va in gita scolastica all'isola d'Elba.
Avete mai provato a cercare capi di abbigliamento ad un diciassettenne assolutamente incurante del vestiario?
Inizia a brontolare ancora prima di entrare nel negozio; sbuffando, osserva i capi che gli propongo ed alterna lamentele e commenti ironici, finchè sull'orlo di una crisi di nervi non mi dirigo alla cassa per pagare quello che, nonostante tutto, ho deciso di comprare.
Il pomeriggio rappresenta una breve tregua: riesco a stirare una enorme pila di panni - che già da qualche giorno mi faceva l'occhiolino - ed a ricamare un po.
Poi... idea!
Due giorni fa ho trovato una scatola di cartone molto robusta, che ho portato a casa per la gioia dei pelosetti; e perchè non ricavarne un intrigante nascondiglio, sigillandola tutta ma aprendovi un buco tondo che permetta di nascondersi e fare un agguato?
Detto, fatto.
Con lo scotch sigillo bene le varie parti della scatola, quindi prendo il trincetto (un po' arrugginito, ma può andare) ed inizio a tagliare.
Ecco, è quasi pronto, basta soltanto....
Ahhhhh!!!!!!
Il sangue sprilla a più non posso: chiamo a raccolta la famiglia e corro in bagno, metto il braccio sotto il getto dell'acqua e osservo: un taglio profondo, che sanguina abbondantemente e lascia intravedere il bianco del tendine proprio lì accanto....
Maledizione!
Ma sono quasi le 8.00, dobbiamo uscire a cena con Silvia ed Alessandro.... sono già 2 settimane che, per motivi vari, rinviamo...
Disinfetto la ferita, applico uno strato esagerato di garza sterile e fascio tutto con benda elastica, stringendo bene: ora possiamo andare in pizzeria.
La cena è ottima, la compagnia anche; il braccio però mi fa male e non accenna a migliorare.
Infine torniamo a casa, un'ultima chiacchierata al chiaro di luna; poi, un abbraccio e la promessa di rivedersi al più presto.
A me e a Max basta un'occhiata: tranquilliziamo Tobia, montiamo in macchina e ci dirigiamo al Pronto Soccorso, perchè la ruggine del trincetto assassino richiede assolutamente una terapia antitetanica; ovviamente, non sono in regola con le vaccinazioni, motivo per cui le gammaglobuline rappresentano una scelta obbligata.
Al Pronto Soccorso l'attesa è davvero breve (e dire che noi ci eravamo portati anche il tablet...): il medico conferma la necessità della terapia suddetta,
ma pretende anche di dare una occhiata alla ferita, che ancora sanguina un po'..
Sottolineo che per me va bene così, al limite potremmo mettere degli steri-strip... il medico mi guarda sorridendo, ed intanto nelle sue mani compare uno strano strumento bianco: sembra quasi una cucitrice, e la cosa non mi piace per niente.
- Cos'è codesta? no, guardi, va bene così, non voglio i punti... ma fa male?????
- Eh sì, fa male - è la risposta.
In un attimo mi afferra il polso e, mentre ancora io sto dicendo che - no, non importa - spara 4 maledette graffette nella mia pelle: mi scappa pure una parolaccia, e mi sento in dovere di scusarmi, ma lui sorride e ribatte che ha sentito di peggio.
Ecco, ora il braccio mi fa un male cane.
Con Massimo che ridacchia quasi soddisfatto - io avrei usato le forbici, che ti è venuto in mente di prendere il trincetto? -, torniamo a casa: una bustina di Tachidol ed un bel bicchierino di brandy mi ci vogliono proprio.
Visto com'è andata la giornata, direi che un portafortuna è proprio necessario...